La disabilità nel kitesurf Stefano Lecora Ipovedente e la storia del suo sogno
La disabilità nel Kitesurf storia di Stefano Lecora. Oggi voglio raccontarti in queste poche righe la bella storia di un ipovedente con un grande desiderio, riuscire a praticare il kitesurf. Certo detto cosi da chiunque, non sembra niente di eccezionale tutto rientra nella norma e nei desideri di chi vuole iniziare a praticare con passione questo o altro sport. La cosa diventa un po’ più problematica e seria se questo desiderio nasce nel cuore di una persona con una disabilità. Il protagonista di questa bella favola si chiama Stefano Lecora. Innanzi tutto chiariamo bene cosa vuol dire essere impovedente. La definizione più corretta che ho trovato è questa.
La persona ipovedente può contare su una facoltà visiva deficitaria, connotata da restrizioni funzionali certificate da un ridotto e precario campo visivo.
Quindi non è una persona totalmente cieca, ma sicuramente con grandissimi limiti visivi.
Per farti capire e darti un esempio, su di uno sfondo nero percepisce i contorni e gli aloni di tutto ciò che fa contrasto (ad esempio il bianco) Invece se su di uno sfondo azzurro collochiamo oggetti con colori tenui o simili lui non distingue nulla.
Quindi il problema non è affatto semplice, considerando oltretutto che un Kite vola a 24 metri d’altezza e ovviamente non ha la percezione delle distanze perché ha un campo visivo di pochi metri. Il primo mio compito era quello di trovare e ricercare il modo e la maniera più seria e professionale possibile per provare ad esaudire quel tanto sperato suo desiderio. Qui non serve a nulla avere mille brevetti più o meno validi, qui c’e solo bisogno di grande onesta, professionalità e responsabilità in quello che si dice e si fa.
La disabilità nel kitesurf storia di Stefano Lecora. Riuscire a fargli praticare questo sport in sicurezza.
Mi rivolsi a lui con estrema sincerità, gli dissi che dovevo capire e documentarmi prima di dargli una risposta. A mio parere nella vita viene prima l’onesta personale e poi quella professionale e non certo quella economica. Non gli chiesi nulla perché non era giusto farlo, prima veniva lui poi tutto il resto. Ci lavorai su per alcune settimane, feci esperimenti e prove su me stesso per capire la miglior strada possibile da percorrere. Dovevo cercare ed imparare il modo trasmettergli certe sensazioni, e certi movimenti totalmente diversi dal normale. Quando raggiunsi la sicurezza e la consapevolezza di potergli insegnare, lo chiamai e gli dissi che ero pronto per esaudire il suo sogno.
La disabilità nel kitesurf il suo percorso formativo.
Iniziammo insieme un percorso lungo e complicato ma sicuramente stimolante e di grande responsabilità per me, ed emozionante per lui. Quando ami quello che fai, il denaro è l’ultimo dei tuoi pensieri perché insegnare vuol dire far vivere dei sogni, e non promettere ciò che sai di non essere in grado di mantenere.
Il lavoro fatto con Stefano si basò sulla percezione di ciò che il Kite gli poteva trasmettere al trapezio e alla barra, (cosa che nella normalità bisognerebbe sapere e conoscere tutti) curandogli molto la parte dinamica e funzionale del suo corpo e delle sue emozioni dando la priorità alle sicurezze, gestite e lavorate con pazienza serietà e metodi diversi, visto il tipo di allievo. (questa è una regola fondamentale per tutti, ma sappiamo bene il tempo che gli viene dedicato).
In questo percorso era importante riuscire a tenere alta la sua convinzione di farcela e di essere nelle mani giuste. Ritengo che la parte psicologica e mentale di qualsiasi allievo va curata prima di ogni cosa. Lui come ipovedente sapeva bene quali erano i suoi grandi limiti, ma sapeva altrettanto bene che doveva mettersi totalmente nelle mani di chi quel sogno poteva regalarglielo.
Nella fase di apprendimento, dovetti modificargli vari assetti di trim, vela ecc..per metterlo nella miglior condizione di capire e garantire la sua e l’altrui incolumità. Con quel poco che poteva intravvedere, unito agli esercizi specifici con i quali abbiamo lavorato sia a terra che in acqua riuscii piano piano a portarlo a praticare il kitesurf. Certamente lui ha sempre bisogno di un assistenza seria responsabile e attenta, il tutto unito ad un metodo oramai ben collaudato.
Ricordati bene che ogni uno di noi ha e deve avere i suoi tempi .
La disabilità nel kitesurf conclusioni.
La disabilità nel kitesurf in corso di Kite o di qualsiasi altro sport non può e non potrà mai seguire degli standard prefissati. Per essere più precisi, ogni professionista sa che devono esistere delle linee guida ma tutto il grosso del lavoro deve venire dalla conoscenza personale e dalla capacità di variare il proprio approccio e metodo a seconda della personalità e attitudine dell’allievo. Noi siamo tutti diversi e abbiamo il diritto di sapere qual’è il nostro miglior percorso per raggiungere il massimo dei risultati possibili. L
e varianti sono tante sull’apprendimento di una disciplina sportiva e sulla sua crescita specialmente nel kitesurf. Non si può pensare di insegnare perché si è tanto bravi non basta assolutamente e la storia dello sport ce lo insegna molto bene. la prima cosa che deve muoverti è la grande passione, la ricerca e la credibilità. Un istruttore si prepara e cresce negli anni per poterlo fare al meglio perché ci ha lavorato tanto, perché ha raggiunto la reale consapevolezza di quello che fa, perché ha fatto tanta gavetta e perché ci ha messo cuore testa e responsabilità. .
..devi prima metterti in piedi, poi camminare e solo quando sarai pronto potrai iniziare a correre
E per tutto questo ci vuole tempo.
Non è assolutamente sufficiente avere vent’anni ed essere ammirato per le tue capacità pratiche, perché la vita ha bisogno di studi esperienze ed umiltà, cosi è sempre stato e cosi sarà per sempre. Non c’è dubbio che questa è stata la più bella esperienza che ho fatto da istruttore nella mia vita, e per questo devo ringraziare un grande uomo di nome Stefano Lecora. Oggi non abbiamo parlato di tecnica ma forse di qualcosa che va molto al di là. Noi di Artofkitesurf siamo certi che in queste poche righe c’è molto di più, e speriamo di averti fatto pensare e aprire gli occhi più di altri articoli, perché non esiste crescita alcuna senza la conoscenza.
sembra sempre impossibile, finché non viene fatto
Questo oggi è lui.
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